India, Jubo: un asilo per conoscere il valore dell’istruzione
A Jubo, un villaggio tribale indiano, le suore canossiane hanno avviato un asilo per circa 60 bambini, sotto gli alberi. Vorrebbero ristrutturare una sala per loro e far proseguire i più grandicelli, ma manca tutto l’essenziale per una classe. Hanno bisogno di aiuto per portare avanti il programma. (Progetto 269J) I bambini sono il futuro di una nazione, a maggior ragione in un paese emergente e in rapido sviluppo come l’India. Sebbene il Paese stia rincorrendo le superpotenze, purtroppo sono tantissimi i bambini in India che non hanno accesso all’istruzione e ai servizi sanitari di base. I più colpiti sono quelli che appartengono alle fasce emarginate della società, come i tribali. Questi piccoli vivono isolati nelle aree rurali delle zone più remote, difficilmente raggiungibili, prive di alloggi comodi e sicuri, per cui gli insegnanti non sono interessati a trasferirsi; di conseguenza i bambini rimangono ignoranti, analfabeti e poveri. Se poche sono le scuole, elevato è l’abbandono scolastico per gli elevati costi della scuola, la necessità del lavoro minorile per il sostentamento delle famiglie e il poco interesse per gli studi, visto che genitori e nonni non sono istruiti. Alcuni dati sui bambini in India:
– tra i bambini sotto i 5 anni, 1 su 2 è denutrito
– oltre 8 milioni di bambini tra i 6 e i 14 anni sono completamente fuori dal sistema scolastico e altri 27 milioni non la frequentano regolarmente
– negli ultimi tre anni delle elementari, il 50% dei maschi e il 58% delle ragazze abbandona la scuola
– poco più di un terzo dei bambini che inizia la scuola giunge alla licenza media
– il 53% delle bambine sotto i 9 anni sono analfabete
– tra le ragazze che entrano nel circuito scolastico, il 30% non completa il ciclo elementare
– tra le ragazze tra i 15 e i 19 anni, 1 su 4 è sposata.
Il distretto di Gajapati è uno dei distretti più arretrati nello Stato di Orissa, sia dal punto di vista economico che dello sviluppo umano e Jubo è la comunità più arretrata del distretto. L’80% dei giovani sono esclusi dal mercato del lavoro, alcuni emigrano alla ricerca di una vita migliore ma sono sfruttati e truffati, soprattutto le donne, e spesso cadono vittime della droga per alleviare la fame e il senso di inutilità. La popolazione di Jubo è costituita da coloni provenienti da terre di pianura e da comunità tribali (abitanti originari di questa terra) chiamati “Adivasi”. Jubo ha una popolazione di braccianti agricoli, solo pochi di loro hanno un proprio terreno e molti non hanno un reddito fisso e vivono privazioni di tutti i tipi. La topografia della zona è per lo più montagnosa, ricca di foreste e con poca terra utile all’agricoltura. Per le scarse precipitazioni e l’assenza di impianti di irrigazione, il grano prodotto non soddisfa il fabbisogno alimentare. Non ci sono fabbriche, industrie, miniere, aeroporti, ferrovie… Alcune persone integrano il loro reddito con la vendita di prodotti forestali come mango, tamarindo, foglie, tuberi, fiori di mahua, legna da ardere, ecc. I prodotti agricoli e forestali, tuttavia, non forniscono alimenti per più di quattro-sei mesi in un anno. L’alimentazione base della popolazione nell’area è composta da riso, pappa di riso, mais, foglie commestibili, diversi tipi di tuberi dalla foresta e mango. La maggior parte delle persone vivono in case fatte di fango, paglia, legno e bambù. Il tasso di alfabetizzazione della popolazione è molto basso, soprattutto quello femminile. Poiché la donna è responsabile della salute, in particolare per l’assistenza prenatale e postnatale, un tasso di alfabetizzazione così basso ha un impatto negativo sulle condizioni di salute di tutti. Il basso tasso di alfabetizzazione è dovuto a varie ragioni: la scuola è per lo più gestita da persone dalle caste alte che non hanno un impegno sociale verso le minoranze; nelle aree più remote i tribali vivono in piccoli villaggi dove è molto difficile sostenere una scuola; gli habitat dei tribali e di altre comunità tradizionali sono separati da barriere fisiche come fitte foreste e quindi diventa difficile per i giovani andare a piedi fino alla scuola del villaggio vicino; il sistema scolastico è molto gerarchico e non adatto alla mentalità comunitaria del mondo tribale; non ci sono modelli tra gli anziani nelle comunità per motivare i bambini alla scuola. Le donne sono le maggiori vittime della povertà e dell’analfabetismo; soffrono di cattiva alimentazione, sfruttamento sessuale, violenza domestica e mancanza di fiducia in se stesse. Tutto ciò rallenta il processo di sviluppo nel contesto della comunità. L’introduzione di scuole destinate esclusivamente alle ragazze, ostelli per ospitarle, formazione delle donne in gruppi di auto-aiuto sono alcuni segni di speranza. Le condizioni dei bambini sono pessime: malnutriti, sottopeso, senza abbigliamento adeguato, soggetti ad attacchi di malaria, non incoraggiati a andare a scuola. I piccoli bighellonano qua e là, in pessime condizioni igieniche, e i più grandicelli si prendono cura di loro; solo pochi vanno a scuola perché anche i genitori sono analfabeti e non conoscono il valore dell’istruzione. Le canossiane sono nella parrocchia di Jubo da 5 anni e non potevano semplicemente chiudere gli occhi: “Vivendo in povertà e ignoranti, questi bambini passeranno inosservati per anni e la loro vita continuerà a essere la stessa se qualcuno non farà un primo passo e creerà le opportunità per ottenere almeno una formazione di base per scrittura, lettura e aritmetica”. Con questa visione in mente hanno iniziato nel 2011 con una classe di scuola materna per i bambini più piccoli. La risposta iniziale e l’interesse sia da parte dei bambini che dei genitori è stata enorme. Non c’è un edificio per i bambini, così riuniscono i piccoli che girano per le strade e li tengono sotto alberi ombrosi per insegnare loro qualcosa. Stanno facendo bene, sono molto intelligenti, desiderosi di imparare… Alcuni dei primi bambini accolti e preparati, sono passati a una scuola pubblica e hanno un buon rendimento. “Speriamo che questi bambini siano fonte di ispirazione per altri e agenti di cambiamenti positivi nella società”. Le suore vorrebbero continuare e ampliare le classi per i più piccoli in modo che tutti i bambini della zona possano frequentare per almeno due anni e poi essere inseriti nelle scuole. Ma hanno bisogno di più servizi come aule, arredi, articoli per la scuola… Inizialmente progettano di assistere 60 bambini, scelti tra quelli che bighellonano in giro per la strada: sono i più vulnerabili, lasciati soli, poco curati e protetti. Un sogno è formare classi speciali di recupero per i bambini più grandi, in modo che possano ottenere l’ammissione a classi superiori adatte alla loro età e capacità intellettuale. Di pari passo è necessario creare consapevolezza tra i bambini e gli adulti del valore dell’educazione, attraverso spettacoli di strada, proiezioni di film, incontri, laboratori, mostre, esposizioni. C’è già un vecchio edificio nel paese che potrebbe essere ristrutturato e adattato alle nuove esigenze. L’istruzione è sia il mezzo che il fine di una vita migliore: un mezzo, perché consente a un individuo di guadagnarsi la vita; un fine, perché aumenta la propria consapevolezza su una serie di questioni dalla formazione al comprendere i propri diritti e al processo di evoluzione. “Riteniamo che ci sia un urgente bisogno di migliorare la qualità della vita di questi bambini vulnerabili che stanno vagando senza meta e trasformare la loro vita”.
Alcune foto del villaggio di Jubo, dei bambini già accolti nell’asilo e di quanti vorrebbero (dovrebbero) avere accesso all’istruzione | ||||