Lauriya, India: emergenza alluvione
Settembre ha visto forti e continue piogge e quindi inondazioni in diverse parti dell’India. Lauriya, nel Bihar, dove le Suore Canossiane hanno alcune missioni, ha sperimentato quest’anno la peggiore alluvione della sua storia. Il Gruppo India ha raccolto subito l’appello disperato e ha anticipato 10.000 €, certo di esprimere la vicinanza di tutti voi. È rapidamente arrivata la risposta di sr Lisa, che ci racconta il dramma vissuto e l’impegno suo e delle consorelle per intervenire subito per migliorare la situazione di tante persone:
Esprimo la nostra sincera gratitudine e amore a ciascuno di voi per l’aiuto tempestivo che ci avete così generosamente donato. È stato qualcosa di eccezionale da parte vostra. Siamo tutti edificati dalla vostra sensibilità e preoccupazione per l’umanità sofferente, specialmente per le vittime della calamità. Grazie mille per essere così gentili e così compassionevoli. Siete le mani tese del nostro stesso Signore. Per favore, ringraziate i benefattori a nostro nome e a nome di queste povere persone che non sono ancora completamente fuori dalle loro sofferenze. Insieme a tutte le mie sorelle nella comunità e alle persone che serviamo, un grande grazie, Gruppo India!
L’inondazione è arrivata all’improvviso e nessuno immaginava che sarebbe stata così distruttiva da lavare via vite umane, proprietà, bestiame e persino un intero villaggio. Le persone nei villaggi hanno vissuto il peggio che avessero mai potuto pensare. Non avevano vie di fuga, hanno perso nell’acqua tutto ciò che avevano, le loro case, il bestiame, i raccolti e persino i loro cari.
Per una settimana anche le suore canossiane sono rimaste circondate dall’acqua, senza possibilità di uscire. Quando il livello dell’acqua è sceso, hanno visitato i villaggi colpiti dall’inondazione e hanno visto il disastro causato dall’acqua e la brutta situazione della gente: bisogno di riparo e cibo adeguato; poiché l’inverno è pungente, anche di vestiti caldi. Molti sono stati colpiti da tutti i tipi di malattie trasmissibili dall’acqua e hanno bisogno di cure mediche. I bambini sono malnutriti. La maggior parte delle persone è rimasta senza lavoro e incapace di prendersi cura della famiglia. Le suore si sono subito affrettate a fornire loro le necessità di base di cibo, vestiti e riparo, e anche assistenza medica. Inoltre, grazie al sostegno del Gruppo India, hanno avviato la costruzione di 5 piccole case per le famiglie più bisognose e costruito servizi igienici per alcune famiglie in gravi difficoltà.
Gli interventi proseguono, ma possiamo raccontarvi alcune storie delle persone soccorse.
Il signor Jogender Mahato, un uomo anziano, risiede nel villaggio Materiah con la moglie. Lui è allettato e anche la moglie è molto malata: tubercolosi, diabete, dolori vari… Nella loro stessa capanna viveva l’unica figlia, anche lei di salute cagionevole: rimasta vedova giovanissima, è stata abbandonata dal secondo marito mentre era incinta. Nonostante tutto avevano raggiunto un minimo di serenità, ma un’altra disgrazia si è abbattuta su di loro: l’inondazione ha spazzato via crudelmente tutto ciò che avevano. La piccola gioia che condividevano nella loro piccola capanna sembra essere stata strappata, la figlia ha perso un bambino (morto durante l’inondazione), e lei stessa è stata ferita gravemente… Avendo perso tutto, erano costretti a vivere sulla strada; perciò le suore hanno deciso di aiutarli costruendo per loro una casetta. Questo atto di carità ha portato all’obiezione e alla gelosia di un ricco proprietario terriero, che rivendicava il possesso del terreno. La costruzione è stata bloccata finché le suore non sono riuscite a dimostrare i diritti del sig. Jogender. “Abbiamo affrontato molte difficoltà ma Dio è forte e possente e ora sono al sicuro nella loro nuova casa”.
Veronica è anziana ed è l’unica donna cattolica a Lauriya. È vedova e ha perso tutto nell’alluvione. Ha due figli che vivono per conto proprio, ma non vogliono prendersi cura della madre. Rimasta sola a combattere la battaglia della sopravvivenza, per farla uscire dallo stato di abbandono le suore hanno iniziato a costruirle una casa proprio nel luogo in cui prima si trovava la sua povera piccola capanna. Appena avviato il lavoro, è arrivato il figlio maggiore affermando che la terra apparteneva a lui. In qualche modo, dopo grandi sforzi, si è riusciti a ottenere una parte di quella terra per lei e i lavori sono ripresi.
Ramesh è un ragazzo sui vent’anni, un periodo in cui molti giovani della sua età si godono la vita, ma lui ha dovuto presto assumersi la responsabilità di gestire una famiglia perché è l’unico membro giovane e forte abbastanza da guadagnarsi da vivere, ma riesce a malapena a soddisfare i bisogni della famiglia. È il maggiore di sette figli che vivono con i loro nonni, vecchi e malati, perché il padre li ha abbandonati quando erano molto giovani e la madre è fuggita con un altro uomo. Anche se è solo un ragazzo, le difficoltà della vita hanno fatto diventare Ramesh una persona responsabile. La capanna di fango e giunchi in cui vivevano non ha resistito alle onde dell’inondazione. Fortunatamente avevano un’altra casa parzialmente costruita già tempo fa, ma senza tetto per mancanza di soldi: la guardavano e si chiedevano se sarebbe mai diventata la loro casa. Ma, come dice un proverbio, “ogni nuvola ha un rivestimento d’argento“: gli abbiamo fornito i materiali per il tetto e per Ramesh è stato come un sogno che si è avverato.
Prahalad è un uomo povero con moglie e tre giovani figlie. Il suo guadagno giornaliero è sufficiente solo per il cibo. Anche lui è stato colpito dall’alluvione e un giorno senza lavoro significa un giorno senza cibo. Eppure ha avuto molto coraggio. Essendo padre di tre giovani ragazze ha dovuto pensare molto alla loro sicurezza. Tutti loro vanno a defecare in campo aperto non perché vogliono, ma perché non possono fare altro dal momento che i servizi igienici sono un lusso che non possono permettersi. È una delle famiglie scelte per ricevere in dono un bagno adeguato. Il signor Prahalad dice che questo “ha sollevato la mia più grande tensione”. (Le suore, nella loro attività presso il centro sanitario, incontrano spesso adolescenti che cercano aiuto e controlli medici per una gravidanza: molte volte questa è il frutto di un abuso subito quando si recano nei campi per i loro bisogni).
Ramavati è una vedova del villaggio di Pakadi, ha quattro figli, di cui due già sposati vivono per conto proprio e due sono ancora sotto i dieci anni. Il marito è morto per l’AIDS due mesi fa; la sua morte è stata un colpo duro e doloroso per lei, ora vive da sola con i due bambini e anche le sue condizioni di salute sono in declino. Le suore le stanno costruendo una stanza in cui stare e provveduto a lei con uova, latte e altri alimenti nutrienti. “Per una volta si è sentita non abbandonata. Anche se questo non ha risolto tutti i suoi problemi, il vostro aiuto le ha consentito di restare in piedi”.
Io sento la mia insufficienza nell’esprimere la nostra gratitudine a tutti voi; grazie alla vostra generosità e amore, siamo state in grado di fare del bene al popolo di Lauriya. Le sorelle nella mia comunità insieme a tutte le persone esprimono la loro gratitudine e amore per voi. Per favore accettate il nostro cuore sincero con tanto amore e gratitudine che cresceranno alla presenza di Dio che intercede per tutti voi. Dio vi benedica e vi ricompensi e vi mantenga sempre in buona salute, nella mente e nel corpo.
Con tanto amore e saluti,
Sr Lisa