Etiopia: emergenze 2018
In un mondo in cui sembra che tutti siano sempre connessi con tutti, che le notizie siano sempre accessibili e diffuse, che le distanze siano quasi miracolosamente annullate… scopriamo per caso che si svolgono tragedie di cui non sappiamo nulla, di cui nessun organo di informazione si interessa. Questo ci è successo a fine giugno quando, a margine di una sua comunicazione sullo stato di avanzamento dei progetti in corso, abba Marcello si scusava:
Volevo anche chiarire che se delle volte non siamo puntuali nel rispondere o nell’inviare notizie, informazioni, documenti… il problema è che dobbiamo lavorare in situazioni di continua emergenza. Spesso non c’è corrente elettrica (ogni giorno va e viene tante volte, la notte spesso siamo nel buio). Spesso manca la connessione Internet.
In questi giorni poi abbiamo avuto tanti disordini in tante città compresa la nostra Soddo per questioni razziali. Per giorni abbiamo sentito sparare in città: manifestazioni, saccheggi, distruzioni di uffici, case, banche, uffici governativi… Questo è avvenuto anche in altre città e zone della nazione.
Tanto per continuare nella mia parrocchia e anche in altre zone c’è stata una alluvione. Siamo nel pieno del periodo delle grandi piogge e abbiamo avuto qualche giorno fa delle piogge persistenti, e molte zone dei nostri villaggi sono state coperte letteralmente dall’acqua.
Di questa inondazione siamo stati avvertiti circa 20 giorni dopo il disastro. Tutte le vie di comunicazione (strade e linee telefoniche) erano interrotte; siamo andati subito a verificare di persona, a piedi (circa tre ore di cammino) perché le strade erano tutte sotto l’acqua. Le foto scattate mostrano poco di quello che è effettivamente successo, il livello dell’acqua era già sceso…
Ho avuto la richiesta di aiuto da vari parroci, ma sono andato personalmente a visitare i nostri villaggi nella zona di Hobiccia Badda. Tutto sommerso: case, prodotti agricoli, animali, alcune zone sono diventate dei laghi. Sono andato a visitare personalmente questi luoghi e ho visto l’inferno. Gente ammassata (nuclei famigliari completi) sotto le tende del governo, senza cibo, senza vestiti, molti ammalati (data la stagione), la fame. I loro occhi sbarrati e pieni di lacrime trasmettevano tanti sentimenti insieme: rassegnazione, impotenza e disperazione.
Una marea di gente si è avvicinata a me circondandomi: si sono tutti inginocchiati per terra davanti a me supplicandomi di non abbandonarli. Si tratta di circa 300 famiglie (con tanti figli, 1600 persone), tante vedove, e tantissimi poveri, nullatenenti. Non ho potuto lasciarli senza promettere loro un aiuto, seppur piccolo, tanto da tamponare l’emergenza e dare loro un poco di cibo (granoturco e fagioli).
Come restare insensibili di fronte a parole come queste, che non volevano neanche essere una richiesta ma solo una spiegazione delle difficoltà incontrate. Il Gruppo India si è affrettato a manifestare la sua vicinanza e a metà luglio è arrivata una nuova lettera:
Sinceramente sono stato felicissimo di ricevere questo insperato aiuto da voi perché le necessità sono tante e quotidiane. Il motivo per cui non ho potuto rispondere subito è che ero in Addis Abeba per l’acquisto di coperte e materassi da consegnare alla gente del Wolaita che si trova in Awasa (terra dei Sidamo). Voi avrete saputo di quello che accaduto in Awasa (130 Km da Soddo) circa due mesi fa. Sono state uccise (sgozzate) cinquanta persone, tutte le loro case saccheggiate, o bruciate, i loro beni rubati. Ci sono circa 7.000 persone ammassate in quattro campi (stadio e vecchie scuole), in attesa che il governo dia una direzione, una risposta, o anche una collocazione.
La nostra gente, chi può, parte dal Wolaita per portare beni di prima necessità: cibo, acqua, vestiti, coperte, materassi; anche noi abbiamo collaborato portando personalmente, come Chiesa cattolica di Soddo, il nostro aiuto (coperte e materassi).
Uniamoci a questa catena di solidarietà, diamo il nostro contributo agli alluvionati e agli sfollati!