Kerala, India: soccorso agli alluvionati
Dal 15 al 23 agosto 2018 nello stato del Kerala c’è stata una pioggia torrenziale continua, giorno e notte. I bacini di tutte le dighe, piccole e grandi, sono straripati. Ogni diga ha liberato così decine di migliaia di litri d’acqua al minuto. Tutte le case e le strade sono state inondate. In alcuni punti anche gli edifici a tre piani erano sommersi dall’acqua. Chi ha potuto si è rifugiato sui tetti, in attesa dei soccorsi. Settemila case sono state danneggiate o totalmente distrutte e così decine di migliaia di persone sono rimaste senzatetto. Il governo ha stimato che più di 425 persone abbiano perso la vita; innumerevoli altri hanno perso le loro case, le loro proprietà: tutto tranne gli abiti che indossavano. Molte strade e 140 ponti sono stati distrutti. Non c’è stata elettricità, acqua potabile, cibo, medicine e i mezzi di comunicazione sono stati completamente interrotti per sei giorni.
Al Gruppo India sono arrivate molte richieste di aiuti e tra queste quelle delle suore canossione che ci hanno scritto che alcuni dei loro assistiti a Pallithode hanno perso le loro case e tutto quello che c’era in esse ed anche Alleppey ha subito grandi distruzioni. Si sono subito impegnate nei soccorsi, coinvolgendo anche le ragazze dei loro ostelli.
I Fratelli del Sacro Cuore invece stanno intervenendo nel distretto di Idukki nei Ghats occidentali, forse il più colpito, dove la vita normale è stata sconvolta, molti sono diventati senzatetto e ora sono nei campi di soccorso. A causa di una serie di frane, Idukki è rimasto isolato a lungo: soccorritori e operatori umanitari impossibilitati a raggiungere le zone colpite, residenti bloccati con grave penuria di provviste. L’inondazione ha colpito tutti; tuttavia le persone di ceto più basso, considerando le loro condizioni già vulnerabili, sono le più colpite.
Il progetto di soccorso è rivolto a una popolazione di 1.000 famiglie (circa 5.000 persone) che vivono nei villaggi più gravemente colpiti del distretto di Idukki, abitato dalle persone più vulnerabili come i dalit, gli adivasi e altre comunità arretrate. Le operazioni tengono conto delle esigenze specifiche di gruppi vulnerabili come bambini, donne, anziani, disabili e minoranze indigene. Per quanto possibile, si dà priorità alle comunità isolate nelle zone più remote. Anche le donne capofamiglia sono beneficiarie preferenziali dell’assistenza umanitaria. Si distribuiscono viveri, si costruiscono o riparano rifugi, si allestiscono centri per la salute, si ripristinano fonti d’acqua e risorse idriche comunitarie. Subito dopo saranno identificate le 100 famiglie più vulnerabili e sostenute per le attività di generazione di reddito: piccole imprese, allevamento di bestiame, sementi e mezzi di produzione agricola; in questo modo si aiuteranno le vittime a ripristinare i loro mezzi di sussistenza.
La Congregazione dei Rosariani ha subito molte perdite al monastero di Rosary Hill Ashram. Essendo membri di una congregazione contemplativa, dipendono per la sopravvivenza dalla loro azienda agricola e da una piccola unità di lavorazione della frutta. Entrambe sono state colpite da forti piogge e inondazioni. Poiché il monastero si trovava in luoghi elevati, i padri erano al sicuro nel bel mezzo dell’alluvione ma la fattoria è stata devastata e il tetto di stagno della piccola unità di lavorazione della frutta (loro fonte di mantenimento) è stato completamente distrutto.
Mentre il Governo indiano è impegnato a ricostruire ponti e strade, la sfida più grande continua nel riportare una parvenza di normalità la vita di migliaia di persone. Questo è il momento in cui l’assistenza umanitaria svolge un ruolo chiave, guardando ai piccoli, ai deboli, prendendosi cura di loro non solo per ripristinare i mezzi di sussistenza, ma anche la loro dignità. Il sostegno e la cooperazione non solo aiuteranno le vittime a riprendersi dalla perdita, ma daranno loro anche nuova fiducia, spingendoli a guardare verso futuri raggi di speranza.