Jaboticaba, Brasile: Scuola Famiglia Agricola
La Scuola Famiglia Agricola di Jaboticaba (Capim Grosso, Brasile) è un centro residenziale che ospita ragazzi e ragazze. Il corso di studio è completo, non solo materie legate al mondo agricolo ma anche portoghese, matematica, economia… Al termine si ottiene un diploma equivalente alla nostra maturità, che consente di lavorare ma anche di proseguire gli studi all’università.
È un modo diverso di fare scuola, la pedagogia dell’alternanza: i ragazzi alloggiano presso il centro per 15 giorni, frequentando le lezioni teoriche e pratiche, poi rientrano a casa per le successive due settimane per mettere in pratica quanto hanno imparato e trovare nuovi stimoli per progredire nello studio. Per questo si parla di Scuola Famiglia (Escola Familia Agricola in portoghese, EFA in breve), perché si alternano due saperi diversi ma non per questo in conflitto tra loro: la tradizione agricola del territorio semi-arido del Capim Grosso e le nuove tecniche di coltivazione e allevamento. I giovani imparano dai genitori e dalla scuola, confrontano e integrano due mondi che possono sembrare diversi… In questo modo restano radicati al loro territorio e non lo abbandonano per le facili lusinghe delle città, dove spesso i ragazzi provenienti da villaggi rurali diventano preda di alcol, droga, sfruttamento.
L’EFA di Jaboticaba comprende le ultime due classi del Curso Fondamental (ottavo e nono anno, corrispondenti agli ultimi due della scuola media italiana) e l’istituto tecnico che dura 4 anni. I ragazzi non imparano solo a coltivare la terra o le tecniche dell’allevamento, ma ricevono un’istruzione completa, che consente loro sia di continuare gli studi all’università, sia di lavorare in società o industrie, sia di rientrare in famiglia per continuare l’attività dei genitori e dei nonni ma con un bagaglio culturale completamente diverso: diventano piccoli agricoltori che sanno come preparare progetti, interfacciarsi con le banche se hanno necessità di un prestito, investire in nuove tecnologie…
La scuola di Jaboticaba è stata fondata da padre Xavier Nichele (un gesuita italiano), con il motto “Coraggio, esci dalla povertà!”. In effetti la scuola presenta ai giovani molte possibilità di uscire dalla povertà insegnandogli a pescare (non donando pesci, come dice il proverbio) e a credere nelle loro potenzialità di vivere in campagna in modo dignitoso attraverso la ricerca di nuove alternative per convivere con il semi-arido e non fuggire da esso.
Ecco come due ragazze che hanno studiato a Jaboticaba ricordano i loro anni di scuola…
Così tanti ricordi, così tanti insegnamenti… È difficile parlare della Scuola Famiglia Agricola di Jaboticaba (EFAJ) senza sentirne nostalgia… È un grande privilegio far parte di questa istituzione, perché è stato in EFAJ che ho imparato a muovere i primi passi nella vita sociale.
Sin da quando ho iniziato il corso (avevo solo 11 anni), ho sperimentato la necessità di vivere fuori della famiglia, di organizzare le mie cose in un ambiente condiviso con altre 9 ragazze, di lavarmi i vestiti, di dover rispettare gli orari… Questo può non sembrare molto, ma per una ragazza di 11 anni è molto! Il peggio è stato essere lontana da casa, dalla famiglia. Ma poi c’è stato l’adattamento all’ambiente scolastico, soprattutto attraverso il supporto di insegnanti e tutor che hanno sempre svolto il ruolo di padri e madri.
Vivere il ciclo alternato, gli stage, gli eventi, le conferenze, i laboratori e tutte le altre attività che EFAJ offre è gratificante e incommensurabile, sono insegnamenti che sono presenti nella mia vita di tutti i giorni. Oggi riconosco l’importanza di aver vissuto in un luogo che per otto anni mi ha permesso di imparare a valorizzare il mio ambiente, a rispettare la terra, a cercare miglioramenti per la comunità, a curare e rispettare la famiglia, a cercare Dio, ad avere buone amicizie, ad impormi di fronte alle irregolarità e a essere un agente di trasformazione, indipendentemente da dove mi trovo.
Ringrazio per tutta l’esperienza, per le riflessioni quotidiane nella cappella, per le serate culturali, per i pasti, per la condivisione del dormitorio, per aver creduto nella gente di campagna e nei figli dei piccoli contadini come me, per tutte le amicizie, per le gite a manifestazioni importanti, per le lezioni pratiche e teoriche, per i meravigliosi insegnanti che ho avuto, per tutte le volte che le lamentele sono state necessarie… Infine, grazie EFA, per avermi insegnato il senso di essere rurale e per aver voluto continuare su questa strada. Grazie per avermi modellato in una tecnica agricola che valorizza prima di tutto la vita.
Lívia A.
L’EFA mi ha insegnato a vivere, a essere protagonista delle mie lotte, ad avere l’autonomia per esprimere la mia voce, ma a dover rispettare lo spazio degli altri. Mi ha insegnato che non ci vuole molto per essere felici, e che è possibile trasformare la nostra realtà in qualcosa di meglio, senza doverla lasciare. Ho conosciuto la semplicità e la sua importanza.
Ho imparato a vivere nel collettivo, a pensare all’altro, e che questa è la chiave per una buona convivenza e che finisce per renderti più umile. Ho imparato a rispettare tutti gli esseri: dalla terra che ci nutre agli animali che abbiamo il dovere di curare, e a proteggere l’ambiente in generale, perché è la nostra casa. Ho imparato quanto sia importante essere attivi nella comunità, e che diventare leader non è dare ordini, ma dirigere percorsi migliori, sono cresciuta nella scuola sapendo che avrei dovuto obbedire, seguire regole, sopportare le conseguenze, e sapevo che tutto questo mi avrebbe reso una persona migliore. Ho imparato che rispettare e difendere le minoranze è di fondamentale importanza e che i movimenti sociali non sono altro che la nostra voce davanti alla società e che il produttore rurale è il grande protagonista di questo paese.
L’EFA è stata la mia seconda casa per molti anni, ma anche dopo il diploma lo è ancora, perché ho avuto padri, madri, fratelli e amici che sono e saranno parte della mia vita per sempre. Ho un legame eterno di gratitudine a questo luogo che mi ha accolto da bambina e mi ha preparato alla vita, che mi ha reso più umana, più responsabile e molto felice. Mi sento onorata di averne fatto parte, di aver indossato e indossare ancora la camicia della mia scuola, difendendola e dimostrando con grande orgoglio di provenire da un’EFA.
Thawane O.
Non solo loro, ma tutti i ragazzi che studiano all’EFA mantengono uno stretto rapporto con questa istituzione che è stata per loro una seconda casa e riconoscono il grande valore aggiunto ricevuto, tanto da caldeggiare il diffondersi di questa modalità di studio e difendere il loro mantenimento (a rischio per la crisi economica):
Pertanto, come appello, vorrei dire che l’istruzione in campagna è davvero un nostro diritto e che lo Stato ha bisogno e deve guardare a queste esperienze con maggiore attenzione e affetto, perché quando un’EFA chiude le sue porte per mancanza di fondi, non è più una scuola che non ha avuto le gambe per camminare, è il futuro di innumerevoli figli di agricoltori che non potranno avere la stessa opportunità che io ho avuto di avere la migliore esperienza educativa che potrei avere.
Angela S. L.
Ho riflettuto su come l’EFA ha fatto bene per me e ha trasformato la mia vita, anche quando tutto sembrava indicare il contrario! Un’educazione contestualizzata, sistematizzata, incastrata nella realtà e che mi ha orientato alla vita, che mi ha offerto altre possibilità e percorsi. E questo oggi mi garantisce una qualità di vita infinitamente migliore. Per questo motivo, sono grato e seguirò sempre le lezioni apprese in questa scuola!
Fabio B.
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