Bhagwanpur, India: costruiamo un ostello
Aggiornamento ottobre 2021: la costruzione dell’ostello procede. Ora i lavori sono coordinati direttamente dalla Diocesi e il 26 maggio è stata posta la prima pietra, subito benedetta dal nuovo parroco padre Thomas. Le fondamenta sono ormai completate e si sta procedendo alla costruzione della parte superiore dell’edificio, rispettando tutte le norme di sicurezza, comprese quelle antisismiche.
Aggiornamento febbraio 2021: padre Mendoca, il sacerdote residente a Bhagwanpur e coordinatore delle attività, è stato trasferito ad altro incarico e località. Nel suo messaggio di saluto ci ha fatto sapere che i lavori per le fondamenta sono finalmente iniziati. Ora attendiamo ulteriori notizie dal suo successore…
Aggiornamento ottobre 2020: la costruzione dell’ostello purtroppo è in ritardo… Il terreno destinato al nuovo edificio era coltivato a legumi e quindi si era deciso di aspettare il raccolto (previsto ad aprile 2020) prima di dare il via ai lavori. Ma nel frattempo è arrivata la pandemia e il blocco totale delle attività. Quando a luglio si era aperto uno spiraglio per ripartire, sono arrivati i monsoni… Comunque è iniziato l’acquisto dei materiali necessari.
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La condizione socioeconomica dei Musahar è veramente pessima, per migliorarla accompagniamo oltre 250 bambini iscritti alla 5° standard nelle scuole pubbliche fino al completamento dell’istruzione secondaria, ospitandoli in un ostello.
I Dalit, cioè i fuori casta, costituiscono quasi il 16% della popolazione in Bihar. Ma nonostante questo non hanno alcun peso negli aspetti sociali, economici, politici e culturali. In uno stato in cui il sistema delle caste, il feudalesimo, il patriarcato e la fedeltà alla comunità di origine sono altamente attivi e interconnessi, i Dalit diventano vittime di un ordine sociale che non consente lo sviluppo. In particolare, i Musahar costituiscono uno dei gruppi sociali più svantaggiati del Bihar: sono quasi tutti braccianti giornalieri (solo il 2,7% possiede un po’ di terra) e poiché il potere è strettamente connesso alla proprietà della terra, sono impotenti dal punto di vista economico, politico, sociale e culturale: sono costretti a lavori e abitudini alimentari socialmente degradanti. Si occupano della caccia ai ratti, della raccolta dei cereali lasciati dai campi, della pesca in stagni e canali che tutti gli altri non considerano. Durante i mesi di scarsità, vivono di patate marce gettate fuori dalle celle frigorifere, mangiano interiora di pollo dagli scarti dei polli da carne. Il loro stesso nome, Musahar, significa “mangiatori di ratti”…
La maggior parte di loro non ha un riparo adeguato, vive in condizioni non igieniche con conseguenze molto gravi per la salute. Sono vittime del kalazar (grave parassitosi), della tubercolosi, della lebbra e di molte altre malattie. Il tasso di alfabetizzazione è solo del 9%, non hanno una formazione tecnica o professionale. La loro mobilità è limitata solo intorno al loro villaggio e sono difficilmente in contatto con lo sviluppo che li circonda.
Ma i lunghi anni di sofferenze e difficoltà, individuali e collettive, hanno dato loro straordinaria forza e tenacia: lottano duramente per la sopravvivenza, sono onesti, laboriosi e intelligenti, con una notevole abilità e capacità di cogliere opportunità. Purtroppo le loro capacità si perdono per la costante ricerca di mezzi di sussistenza, per la dipendenza dalla casta dominante, la paura del potere, l’incertezza della disponibilità di cibo e di altri bisogni primari, ecc. Hanno subito oppressione in passato e continuano a soffrirne ancora oggi, sperimentando esclusione a tutti i livelli.
Il motto della diocesi di Buxar è “Onore a tutti” e per seguirlo il vescovo intende promuovere l’onore e la dignità di tutti, in particolare degli svantaggiati e dei cosiddetti fuori casta della diocesi. La missione è quindi di impegnarsi ad accompagnare e responsabilizzare le fasce più escluse della società, consentendo loro di affermare e sostenere la propria dignità e i propri diritti attraverso un processo di educazione, di formazione alla leadership e di sviluppo delle competenze.
Il modo migliore è di accompagnare i bambini, aiutandoli a sviluppare la fiducia in se stessi, a impegnare le loro grandi risorse naturali nell’acquisizione di strumenti culturali che consentiranno loro di accedere a carriere lavorative per ora impensabili. Gli animatori della Diocesi sono già attivamente coinvolti nei villaggi, entrano in confidenza coi bambini e i loro genitori e selezionano quelli che potrebbero continuare i loro studi. È necessario accoglierli in un ostello, perché nelle loro comunità non è possibile andare oltre i primi anni di scuola. Inoltre in questo modo saranno loro garantiti un accompagnamento e una guida adeguati.
L’obiettivo di questi programmi non è quello di duplicare i programmi educativi del governo, ma di integrarli in modo che i bambini possano crescere al loro interno, senza sentirsi esclusi. Insieme all’istruzione, ci sarà l’emancipazione per questi bambini e le famiglie e la comunità ne trarranno beneficio. Accompagnare questi bambini vuol dire motivarli e incoraggiarli a frequentare la scuola regolarmente; dargli un’attenzione individuale e affiancarli nelle materie principali; offrirgli un ambiente favorevole all’apprendimento; aiutarli a scoprire il loro potenziale e a diventare così indipendenti; offrirgli vari corsi di formazione e laboratori…
Passare alcuni mesi l’anno in un ostello, servirà non solo a sfruttare al meglio ciò che offre la scuola, ma anche entrare in contratto con tutto un mondo che sarebbe precluso a questi ragazzi nelle loro famiglie: conoscere i diritti umani e quelli dei bambini; imparare l’importanza della pulizia, dell’uso dei servizi igienici, delle buone maniere; capire come ci si prepara a un concorso… I ragazzi manterranno il legame con le loro famiglie ma nello stesso tempo saranno guidati nel corso del tempo per perseguire un futuro appropriato e significativo, in un modo che i loro genitori non possono fare perché non hanno mai avuto la possibilità di uscire dal ruolo cui sono costretti.
La Diocesi ha già acquistato a Bhagwanpur il terreno su cui costruire l’ostello, ma può contare solo su piccole offerte raccolte localmente. Il Gruppo India vuole partecipare attivamente e quindi chiediamo a tutti di contribuire: ogni somma è utile per aiutare a comprare mattoni, cemento, calce, pagare gli operai…
Codice progetto: 526O