Kinshasa, R.D.Congo: ampliamo il foyer
Oggi può accogliere solo quattro ragazze, ma sono molte di più quelle che hanno bisogno di un “focolare” domestico per non cadere vittime dello sfruttamento o di un matrimonio precoce contro la propria volontà.
La Repubblica Democratica del Congo è un Paese multietnico, multiculturale: qui convivono almeno 200 gruppi etnici, per la maggior parte di origine Bantù; tra i più numerosi vi sono i Kongo, i Luba e i Mongo. La varietà di culture e società presenti nel paese si rispecchia nell’ampia gamma di lingue utilizzate, tra cui lingala, kikongo, swahili e thsiluba, riconosciute come ufficiali al pari del francese. Dal 1996 la guerra imperversa nelle regioni orientali del paese – Nord Kivu, Sud Kivu e Ituri – provocando una sequela di orrori e morti senza fine. Si tratta senza dubbio di uno dei conflitti più cruenti che il mondo abbia conosciuto negli ultimi cinquant’anni: secondo alcune stime le vittime sarebbero ormai più di cinque milioni e a questo si aggiunge un carico di sofferenze impossibile da quantificare. Così il Paese è tra i più poveri del mondo nonostante le enormi ricchezze naturali di cui dispone – diamanti, coltan, gas naturale, legname pregiato e molto altro – contese tra i vicini paesi africani e diverse potenze economiche internazionali: l’87,7% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e le violazioni dei diritti umani e della dignità umana sono diffuse e continue, soprattutto ai danni delle donne, della gioventù e dei bambini, classi più deboli e vulnerabili.
La miseria, lo sradicamento dalle terre d’origine, l’assenza di prospettive per il futuro e per la stessa sopravvivenza quotidiana, hanno causato e causano costantemente una grave lacerazione del tessuto familiare e sociale congolese, di cui l’aspetto più tragico è la situazione giovanile, soprattutto delle ragazze: donne e ragazze sono continuamente esposte a livelli altissimi di rischio, di schiavitù, di violenza e di abbandono di ogni relazione affettiva familiare.
Le suore della Carità di S. Giovanna Antida non possono restare indifferenti a questa situazione. Il loro impegno è da sempre quello di proteggere, promuovere e valorizzare “la donna dalla sua giovane età”, impegnandosi a trovare spazi e modalità per vedere ridotta in modo significativo l’esposizione al rischio di violenza, sfruttamento, insicurezza e negazione dei diritti, e dimostrare alle comunità quanto la loro vita sia un dono, un valore nella società intera e perché le giovani generazioni sono: “Speranze da non tradire”.
A Kinshasa vogliono tutelare la gioventù femminile offrendo accoglienza ad alcune ragazze, allo scopo di permettere loro di continuare gli studi e la formazione, aiutandole così a migliorare le condizioni di vita e a costruirsi un futuro migliore. Per poterlo fare, hanno bisogno di completare e ingrandire una struttura già esistente. Per ora la casa può accogliere solo 4 ragazze, ma si vuole aumentare questo numero, data l’urgenza e la problematica della gioventù femminile.
Così la missione a Kinshasa, pur essendo i suoi inizi, mette in pratica il detto della sua fondatrice: “con l’audacia dell’amore segui Gesù Cristo, servi, prenditi cura dei più poveri”. Si lancia in questo progetto di ampliamento del foyer aggiungendo 4/5 camere e una sala polivalente per ospitare giovani ragazze, studentesse con precarie situazione economiche, provenienti da varie zone del Paese. I lavori sono già iniziati e la parte del piano terra è quasi conclusa; manca la copertura, gli impianti, porte, finestre e un minimo di arredi. Si può aderire a questo progetto inviando un’offerta con il codice 872F.
Cari amici del Gruppo India, contando sulla vostra generosità e sensibilità per la promozione della donna e in particolare per queste ragazze del Congo, vi ringraziamo fin da adesso per quanto farete, sicure che: “Anche una goccia riempie il mare, e che, se non ci fosse, questa goccia mancherebbe al mare”.
Grazie anche per l’aiuto grande che, da anni ci date, a sostegno di tante nostre realtà missionarie in Ciad, Rep. Centrafricana, Camerun. Con immensa riconoscenza per tutto, ancora una volta, restiamo in attesa di una risposta positiva.
suor Silvana Rossini