Guntur: avviare una professione
Tra Guntur e i suoi dintorni ci sono 221 baraccopoli… Diamo alle donne che ci vivono la speranza di un futuro migliore grazie a corsi di cucito e formazione. Non hanno potuto studiare e svolgono lavori umili come donne delle pulizie, spazzine e straccivendole; molte hanno perso anche queste possibilità di guadagno durante la pandemia. Vogliono cambiare le proprie condizioni di vita e questo progetto fornirà la formazione necessaria per sartoria, nozioni di base in ambito legale e imprenditoriale e le aiuterà a sviluppare la propria personalità. I gruppi di auto-aiuto delle donne (già molto attivi a Guntur) parteciperanno attivamente nella pianificazione e nell’attuazione del progetto. Questo trasformerà le donne povere in sarte qualificate e in donne d’affari, generando opportunità di lavoro per altre donne e ragazze, un passo avanti nell’eliminazione della povertà.
Ogni trimestre saranno coinvolte 30 donne e ragazze, per avere in un anno 120 persone in grado di coinvolgere in queste nuova possibilità lavorativa altre donne: l’obiettivo è arrivare a 600 nuovi posti di lavoro! Sempre nella stessa zona il Gruppo India aveva già finanziato progetti simili, come questo a favore delle vedove, ma i buoni risultati raggiunti invogliano a replicare l’iniziativa.
La diocesi di Guntur è nota per il suo ministero sociale a favore delle donne attraverso i gruppi di auto-aiuto, tramite la Guntur Kolping Society. Si occupa di programmi come la generazione di reddito individuale o collettivo, piccoli prestiti a basso tasso per avviare attività, il sostegno alla casa… Compie tutti i suoi sforzi collettivamente, in collaborazione con gli enti locali e mettendo sempre al centro le donne povere, per aiutarle a svilupparsi dal punto di vista sociale ed economico ed eliminare la povertà e la sofferenza nelle comunità locali.
Proprio ciò che è avvenuto durante la pandemia di Covid è all’origine di questo progetto. La diocesi ha lavorato a stretto contatto con gli abitanti delle baraccopoli, organizzando le donne in gruppi di auto-aiuto per far fronte alla grave situazione: non avevano lavoro né cibo, vedevano i familiari ammalarsi e morire nell’indifferenza delle istituzioni… Sono stati distribuiti alcuni fondi e generi alimentari, ma l’esperienza vissuta ha spinto queste donne a discutere insieme dei propri problemi e a cercare aiuto per avere una migliore formazione in modo da mobilitarsi e risolverli. Le baraccopoli mancano di infrastrutture di base e offrono condizioni di vita pessime, senza acqua potabile e strutture sanitarie adeguate. Le loro piccole case, per lo più in affitto, sono sovraffollate e prive di ventilazione. In questi luoghi c’è un alto tasso di criminalità e si celebrano matrimoni tra i bambini. I bambini e le donne soffrono di malnutrizione. Di tanto in tanto prendono denaro da chi presta denaro a tassi di interesse esorbitanti e sono intrappolati nella spirale dei debiti. Nessuna autorità si occupa di loro, sono totalmente emarginati dalla società.
La storia di due donne può far capire meglio la necessità del progetto…
Mary si è sposata circa 9 anni fa e vive in una baraccopoli a Gorantla, con due figlie femmine: Vennela, che frequenta la seconda classe, e la piccola Suseela, che va all’asilo. Lavora nelle case del vicinato per guadagnarsi da vivere. Il marito è un ubriacone e non lavora, pretende soldi dalla moglie per bere e a volte la picchia. Mary si trova in una situazione patetica: vorrebbe educare le sue figlie e dare loro un futuro sereno, ma il marito non la sostiene e quello che guadagna con il suo lavoro è molto misero. Lei ha studiato solo fino alla quarta classe e non è qualificata per nessun altro lavoro. Al momento le è difficile fare anche i lavori di pulizia domestica per la paura del Covid-19, ancora presente nella zona.
Un’altra triste storia è quella di Sukkamma, che ha studiato fino alla quinta classe, si è sposata ed è venuta in città. Il marito era uno spazzino, un ubriacone e un tossicodipendente; è morto durante la seconda ondata di Covid-19 e le ha lasciato solo debiti…
La sofferenza di queste donne è incredibile in questo periodo di pandemia. Non vogliono più continuare a lavorare in una situazione difficile, insicura e malsana come quella di spazzini, addetti alle pulizie domestiche, raccoglitrici di stracci… ecc. Vogliono essere libere dalla discriminazione, dall’ostracismo, dalla violenza, dalla mancanza di una casa, dagli abusi e dallo sfruttamento. Preferiscono una vita dignitosa, sicura e una buona istruzione per i loro figli. Vogliono vivere con rispetto e onore. Sognano un futuro di questo tipo formandosi in corsi professionali e imparando un’abilità che dia loro un lavoro autonomo, onore e sicurezza.
Padre Abraham Chinthapalli
(direttore della GKS)
Noi possiamo dare loro una mano con questi corsi di formazione organizzati dalla Guntur Kolping Society insieme ai gruppi di auto-aiuto, per i quali stiamo cercando doni (codice progetto 802C).