Siria: notizie sugli aiuti
Aggiornamento gennaio 2024: è passato circa un anno dal quel tremendo 6 febbraio 2023 in cui forti scosse di terremoto si sono succedute al confine tra Turchia e Siria, provocando numerose vittime, feriti, danni… La situazione è apparsa subito particolarmente grave in Siria, per le particolari condizioni socio-politiche del Paese. Il Gruppo India ha cercato canali sicuri per far arrivare il proprio aiuto e li ha trovati nelle suore della Carità di S. Antida e nel Jesuit Refugee Service e nell’ospedale Al Rajaa di Aleppo.
A distanza di tempo, continuiamo a dare supporto alle suore di S. Antida che stanno ospitando alcune famiglie sfollate che hanno trovato rifugio a Damasco in Libano, altro Paese che vive già di suo una grave crisi economica. Continua inoltre il sostegno al JRS soprattutto ad Aleppo, ma anche a Homs e Jaramana, altre città siriane, con distribuzione di cibo e altri generi di prima necessità e un supporto psicologico estremamente utile come si legge in queste testimonianze:
“La sensazione di perdere i propri figli è dolorosa e amara. È uno dei sentimenti più difficili. Quando condivido la mia dolorosa esperienza con altre donne, sento che non sono l’unica a soffrire, e questo mi fa sentire più vicina a loro perché vivono la stessa tristezza che vivo io”. Dopo aver perso uno dei suoi figli durante il lungo conflitto ad Aleppo, Nour ha dovuto affrontare il nuovo trauma del terremoto del 6 febbraio. Scossa emotivamente, ha trovato sollievo nelle sessioni individuali del JRS, che hanno aperto uno spazio di conforto e rassicurazione. Grazie a questi incontri, Nour ha potuto sperimentare un senso di appartenenza più profondo con altre donne che hanno vissuto la stessa esperienza. Ora può sentirsi emotivamente libera.
Quando il 6 febbraio il terremoto ha colpito violentemente, Ali, un giovane di 20 anni, è scappato per strada. Ha cercato di contattare immediatamente i suoi genitori, ma non è riuscito a mettersi in comunicazione con loro. Una volta tornato verso casa sua, Ali ha trovato solo ciò che ne rimaneva. “La scena era orribile e potevo solo pensare che i miei genitori e mia sorella fossero ancora sotto le macerie”. Il giorno seguente, Ali ha recuperato il corpo del padre e ha trovato quelli della madre e della sorella. “A causa del terremoto, ho perso i miei genitori e mia sorella. Mi sono mancati molto. Ho perso i ricordi del luogo in cui ho trascorso la mia infanzia e sono cresciuto. Era uno spazio sicuro per me”. Ali si è sentito grato per lo spazio di primo soccorso psicologico fornito dal JRS: “è utile avere uno spazio per condividere il mio dolore e la mia perdita. Essere ascoltati aiuta in qualche modo”.
Con i vostri doni continuate a portare conforto a chi in un breve drammatico momento ha perso gli affetti, la casa, la fiducia nel futuro e sta cercando di uscire da questo tunnel, grazie!
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“Il cuore di tutti noi è vicino alle famiglie di quanti hanno perso la vita, ai feriti, agli sfollati e ai volontari delle squadre di soccorso. Anche con la preghiera.”
Continua il nostro sostegno alle Suore della Carità di S. Antida che in Siria sono impegnate nell’assistenza di quanti hanno perso tutto nel terremoto di inizio febbraio. Stiamo anche cercando altri canali sicuri per far pervenire il vostro aiuto dove c’è maggior bisogno e con la certezza che sia ben gestito.
Abbiamo difficoltà a darvi un rendiconto fotografico, perché rispettiamo il desiderio di queste persone di non mostrare il proprio volto. Sono momenti molto difficili, che cercano di vivere con dignità. Per questo le nostre foto sono poche e mostrano soprattutto gli aiuti materiali: i locali allestiti per l’alloggio, i pacchi di viveri o di vestiti…
Le comunicazioni non sono facili, si privilegia il tempo passato con chi necessita di sostegno anche psicologico a quello del racconto di cosa si fa; ma qualche notizia arriva e la condividiamo con tutti voi, nell’ordine in cui arriva. Qui puoi trovare il primo appello ricevuto, subito dopo le prime violente scosse, e qui i primi interventi.
26/5/23
Il JRS (Jesuit Refugee Service) ci ha inviato un interessante rendiconto sugli interventi in Siria nelle settimane immediatamente successive al terremoto, realizzati grazie alla generosità di molte persone tra cui voi, amici del Gruppo India. Ha scelto il piccolo Zain come simbolo di questa tragedia…
Quando il 6 febbraio c’è stato il micidiale terremoto, è crollato l’edificio in cui sua madre, in avanzato stato di gravidanza, viveva con due figli piccoli e due fratellini, di cui è la prima a prendersi cura. Si sono tutti trasferiti in una squallida stanza non arredata, dove sono stati visitati da alcuni membri del JRS. La donna mostrava segni di malnutrizione e faticava a far fronte alla situazione, c’era poco o niente da mangiare. Il JRS ha sostenuto questa famiglia con un cesto di cibo e ha aiutato la madre ad accedere alle cure mediche. I medici erano preoccupati per il benessere del nascituro e della mamma, per cui entrambi sono stati ricoverati in ospedale. Tre giorni dopo è nato Zain e pesava poco più di 1 kg. Pur essendo vulnerabile, è un bambino resistente e con le cure e l’intervento medico ha acquistato forza e peso. Il JRS ha potuto sostenere Zain e sua madre per le spese mediche, i pannolini e altri prodotti essenziali per il bambino.
Il piccolo Zain è un simbolo di fragile speranza per la Siria e un simbolo della resilienza del popolo siriano. La sua storia è anche un esempio del prezioso lavoro che il JRS sta svolgendo in tutta la Siria perché il terremoto ha aggravato l’impatto sul benessere emotivo e sulla lotta quotidiana per la sopravvivenza, già duramente colpita da oltre 12 anni di guerra. Secondo il direttore nazionale del JRS, P. Tony O’Riordan SJ, “non solo migliaia di edifici in cemento armato sono crollati o sono stati danneggiati dal terremoto, lasciando migliaia di persone senza casa, ma il terremoto ha anche lasciato milioni di persone con un senso di paura e di nuovo terrore, che desiderano un senso di sicurezza, di cibo e di riparo e la speranza in un domani migliore”.
Il JRS interviene in diversi modi, combinando aiuti alimentari, assistenza sanitaria e sostegno psicosociale forniti da un gruppo multidisciplinare di volontari. La risposta si è concentrata sulla città di Aleppo, una delle aree più colpite, ma il JRS Siria sta lavorando anche con le famiglie che si sono trasferite in altre città, soprattutto a Homs e Damasco.
Circa 2.000 bambini in tutta la Siria hanno ricevuto un primo aiuto psicologico. Poiché molte scuole sono state utilizzate come rifugi di emergenza e la scolarizzazione è stata interrotta in seguito al terremoto, il JRS ha svolto un ruolo fondamentale offrendo a questi bambini uno spazio sicuro e attività educative quotidiane.
Inoltre ha fornito un primo soccorso psicologico di base a più di 6.800 adulti e ha fornito a più di 7.000 persone sessioni informative sui consigli per la sicurezza in caso di un ulteriore terremoto. 500 persone sono state sostenute attraverso sessioni psicosociali individuali e di gruppo in tutta la Siria.
Prima del terremoto, gran parte del mondo aveva dimenticato la crisi umanitaria di milioni di persone in Siria. Il terremoto si è aggiunto alle molteplici crisi che la popolazione affronta e affronterà nei mesi e negli anni a venire. Il vostro ricordo e il vostro aiuto sono estremamente necessari e apprezzati.
4/5/23
Da suor Jihane abbiamo ricevuto una toccante testimonianza di una delle persone accolte dalla suore della Carità di S. Antida. Il volto è stato sfocato per proteggere il suo anonimato e rendere più universale il messaggio: sono tanti coloro che hanno sentito la vicinanza di chi ha dato modo di riprendere una vita interrotta dal terremoto.
Ad Aleppo stiamo sostenendo l’ospedale Al Rajaa. La struttura, che sorge nella parte nuova della città, è rimasta fortunatamente illesa ed è in piena attività sanitaria. Infatti molti sono stati i morti ma ancora più coloro che hanno subito traumi e necessitano di interventi di chirurgia ortopedica per lesioni di media ed elevata gravità: molti bambini rimasti senza arti, interventi su lesioni ad organi interni, traumi della colonna e delle articolazioni…
L’ospedale, diretto dal prof. Emile Katty, ha quindi necessità di essere attivo senza soste, ma la rete cittadina fornisce corrente elettrica solo per 2-3 ore al giorno. Per questo i generatori dell’ospedale devono funzionare per lo meno 20-22 ore per garantire alimentazione alle sale chirurgiche, all’area di radiologia, ai reparti. Il nome di questo ospedale in arabo vuol dire “la speranza” e per realizzare questo augurio c’è bisogno di tanto carburante. Il prof. Emile Katty ha dichiarato che “l’attività di chirurgia ortopedica e di chirurgia generale può essere garantita solamente con una continuità di fornitura di combustibile, le cui necessità sono di oltre 500 litri al giorno”. Il costo medio giornaliero da garantire è di circa 800 €, considerando anche le spese di manutenzione dei generatori oltre al carburante ed all’olio motore.
Con i vostri doni possiamo letteralmente portare luce per riaccendere la speranza, grazie!
Il Gruppo India ha deciso di sostenere le attività del JRS (Jesuit Refugee Service) in Siria a favore della popolazione colpita dal terremoto. Il JRS ha avviato qui le sue attività nel 2008 per rispondere ai bisogni dei tanti rifugiati iracheni e poi ha ampliato il suo mandato dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011 per servire i siriani sfollati all’interno del Paese. Da più di dieci anni garantisce l’accesso a servizi sanitari, istruzione, protezione dell’infanzia, formazione sui mezzi di sussistenza e aiuti di emergenza. In Siria il JRS opera in varie località tra cui Aleppo, dove gestisce tre centri medici, presso i quali fornisce servizi di medicina interna, pediatria e ginecologia. Donne e bambini sono infatti tra i beneficiari più vulnerabili.
“I devastanti terremoti che hanno devastato la Turchia e la Siria il 6 febbraio scorso hanno colpito migliaia di siriani già sfollati all’interno del proprio Paese nel corso dei 12 anni di crisi siriana. Nel contesto di questa crisi prolungata, le comunità dispongono di risorse ridotte per rispondere ai propri bisogni relativi all’emergenza. Soprattutto in questi mesi invernali, cibo, carburante, abbigliamento invernale, materassi e coperte sono diventati beni inaccessibili – una situazione con risvolti mortali nel contesto dello sfollamento a seguito dei terremoti. Inoltre, questa catastrofe avviene in un contesto di importanti bisogni psicosociali preesistenti.
Con livelli di sfollamento ancora più elevati a causa dei danni e della distruzione degli edifici in pieno inverno, le valutazioni iniziali del JRS e dei partner umanitari hanno identificato un bisogno critico di cibo e di beni non alimentari per aiutare le persone a far fronte alle conseguenze immediate provocate dai terremoti. Nelle ore immediatamente successive ai terremoti, l’équipe di Aleppo ha già fornito un primo supporto psicologico. A Homs e Al-Kafroun, le équipe hanno accolto nelle loro strutture oltre 70 persone sfollate da Aleppo e da altre zone, fornendo razioni alimentari, kit igienici, abbigliamento invernale e materassi a chi ne aveva bisogno.
L’obiettivo principale di questa risposta d’emergenza è salvare vite umane, alleviare le sofferenze e mantenere la dignità umana. Con l’evolversi dell’emergenza e l’evoluzione dei bisogni da determinarsi nelle prossime settimane e mesi, sarà fondamentale una risposta flessibile alle lacune critiche nel supporto e nei servizi per chi ha più bisogno.”
Le principali attività che saranno portate avanti dal JRS, anche con il sostegno economico del Gruppo India, sono la distribuzione di cibo e vestiti invernali, interventi a favore della salute mentale e sostegno psicosociale, lavori nei tre centri di Aleppo (al fine di ridurre i rischi per il personale e i beneficiari e assicurarsi di poter continuare a rispondere all’emergenza).
Anche le foto che accompagnano questo articolo ci sono state date dal Jesuit Refugee Service International, che ringraziamo.
29/3/23
Oltre al sostegno alle suore della Carità di S. Giovanna Antida, abbiamo cercato anche altri canali sicuri per far arrivare il nostro aiuto in Siria e ne abbiamo selezionati due: stiamo inviando un sostegno a un ospedale di Aleppo e appoggiamo le attività del JRS International (Jesuit Refugee Service) che era già operativo, sempre ad Aleppo oltre che in altre città siriane, per assistere le vittime della guerra.
6/3/23
Le famiglie accolte a Damasco ricevono vestiario di ogni tipo perché sono arrivate senza nulla: abiti, pigiami, giacche a vento, biancheria… Superato il primo forte choc, recuperato un minimo di serenità, qualcuno fa un tentativo di rientro perché c’è anche il lavoro e sentono il bisogno di andare a vedere cosa è successo alla loro casa, se ci sono crepe, se è crollata con le scosse successive o abbattuta perché pericolante. Inoltre nelle varie città sono stati costituiti dei comitati ed è necessario registrarsi e poi seguire cosa fanno, assicurarsi che siano fatti i controlli per l’abitabilità degli edifici rimasti in piedi…
Il rientro non è facile. Suor Jihane è riuscita a contattare telefonicamente una di queste famiglie ed ha saputo che non hanno avuto il coraggio di rientrare nel loro appartamento al 4° piano, così dormono in macchina. È una realtà condivisa da molti che vivono in tende, nei giardini… tutti hanno paura, nessuno sa se la propria casa è stabile.
28/2/23
Abbiamo inviato un ulteriore contributo alle suore a Damasco, che sono impegnate nell’accoglienza degli sfollati. Continua il lavoro in stretto contatto con il “Comitato dei Religiosi” perché è importante unire le forze per dare il miglior servizio possibile a chi giunge qui alla ricerca di una nuova vita e a chi ha preferito rimanere nella zona più colpita dal terremoto. Alcune delle persone arrivate dal nord cercano da sole un luogo dove vivere, senza andare negli alloggi provvisori, ma hanno comunque bisogno di aiuto.
«È un grandissimo sollievo ricevere il vostro aiuto. Grazie mille. Sto andando alla chiesa dove sono alloggiati gli sfollati. A tutte le famiglie arrivate a Damasco sono stati già dati dei buoni spesa perché possano andare nei negozi per acquistare della biancheria intima. Questa è la prima necessità, poi distribuiremo altri buoni o una somma in contanti perché possano comprarsi anche altre cose.
Oggi è venuta una giovane a presentare il suo curriculum vitae alla scuola. È di Latakia, è una dei tanti che sono fuggiti e arrivati qui solo con i loro documenti. Questa ragazza ha un fratello, giovane anche lui, 22 anni, che ha subito uno choc e non riesce ad uscirne. Hanno affittato un alloggio che gli hanno offerto qui a Damasco e devono pagarsi anche il vitto. È venuta per chiedere se può lavorare perché hanno bisogno di denaro per mantenersi. Parlando, ha detto che suo fratello ora, se per esempio uno sbatte una porta e la chiave si muove, lui salta, sussulta, comincia a guardare e chiedere per tutto il tempo: “Cosa si muove? C’è qualcosa che si muove.” Domani vado a trovarli per capire se c’è bisogno dell’intervento di uno specialista perché credo che suo fratello stia entrando in una crisi reale. Perché è vero che tutti sono scioccati, noi stesse, tutti hanno paura, ma arrivare a questo punto… questo ragazzo è bloccato, non vuole più lavorare né fare qualunque altra cosa. È sempre in allerta tutto il tempo per vedere cosa succede, se qualcosa cade, cosa si muove.» (Suor Jihane, Damasco)
Anche da Khabab (poco più di 60 chilometri a sud di Damasco, più lontana dall’epicentro) sono arrivate alcune notizie. Dopo la raccolta iniziale di abiti, medicine, generi di prima necessità inviati al nord, sono state accolte tre famiglie, le prime arrivate. Le difficoltà sono tante perché la popolazione locale, pur non essendo stata troppo colpita dal terremoto, soffre le conseguenze della lunga guerra civile che ha ridotto tutti in estrema povertà.
«La situazione nella nostra regione sta andando bene, grazie a Dio, ci sono solo tre famiglie nella nostra regione. Ma le famiglie soffrono per la mancanza di vita. Un impiegato riceve uno stipendio di 120 mila sterline siriane (circa 17 dollari), mentre una famiglia avrebbe bisogno di 300-400 dollari al mese… Un sacchetto di latte da 900 grammi costa 40 mila sterline (5 dollari) e per un bambino sarà sufficiente per 4 o 5 giorni, questo è solo un esempio… Alla gente manca il necessario. Per non parlare delle persone che hanno bisogno di medicine che sono incredibilmente costose! Quest’inverno gli anziani sono rimasti per la maggior parte del tempo senza gasolio per riscaldarsi. Non so di cos’altro devo parlare perché ci sono molte cose… Stiamo facendo fronte alla Divina Provvidenza e speriamo ancora. Contiamo sulle vostre preghiere. Vi abbraccio». (Suor Monà Dhem, Khabab)
16/2/23
«La prima famiglia è arrivata da noi di notte, da Latakia (l’antica Laodicea), con tre bambini piccoli; il padre e la madre sono traumatizzati dal terremoto. Avevano un piccolo ristorante e una casa nello stesso edificio e in pochi secondi hanno perso tutto! Hanno dovuto passare diverse notti al freddo, non potendo rientrare nella loro casa semidistrutta. Con la seconda scossa di terremoto, la casa è stata completamente distrutta e ridotta a nulla. I bambini sono felici di avere un pallone e un posto dove poter giocare a calcio! “Sono sorelle della nostra famiglia, papà?” Di fronte alla generosità e alla gentilezza dell’accoglienza delle suore e dei volontari, i bambini sono felici! Tanti bambini hanno perso i genitori o chi si prendeva cura di loro. Si ritrovano soli, impauriti e in pericolo. È una tragedia nella tragedia, che colpisce i più vulnerabili. Ne conosciamo bene le conseguenze!» (Suor Jihane, Damasco)
A Damasco stanno distribuendo abiti alla gente che arriva. Per i bambini di questa prima famiglia sono stati comprati i libri e adesso si sta lavorando perché possano frequentare la scuola gestita dalle Suore di S. Antida. Bisogna valutare se possono essere inseriti con gli altri a scuola o se è necessario prima dare loro un supporto specialistico per superare lo choc vissuto.
13/2/23
A Khabab, suor Monà ha organizzato una raccolta di abiti, medicine, generi di prima necessità, denaro… Parte del materiale è frutto della solidarietà locale, altro si acquistata. Poi tutto è caricato su dei camion (insieme al frutto di altre raccolte della stessa zona) e inviato nelle zone maggiormente colpite. Sono anche già state accolte alcune famiglie di sfollati da Aleppo e Latakia.
Inoltre siamo in contatto con suor Jihane Awdatalla che si trova a Damasco. Qui è al lavoro il “Comitato dei Religiosi” che hanno unito le proprie forze per organizzare un centro di accoglienza per gli sfollati: sono stati predisposti rudimentali dormitori (semplici materassi posati per terra), si attrezza la cucina… Si è scelto di non raccogliere abiti o generi alimentari da inviare al nord, ma ci si è organizzati con convenzioni con negozi e magazzini vicini alle zone più colpite dove si sono rifugiate moltissime persone che non vogliono allontanarsi dalle proprie case fino a quando non avranno la certezza che nessun altro potrà essere trovato in vita. In questi punti vendita le persone potranno ritirare tutto ciò di cui hanno bisogno.
8/2/23
Questo è il messaggio che abbiamo ricevuto da suor Mary, Provinciale per Siria e Libano delle Suore della Carità di S. Antida:
I danni maggiori sono avvenuti nel nord della Siria, mentre a Damasco e a Khabab, dove ci sono le nostre due comunità, è stato come un bombardamento di guerra. Tutta la gente è per strada, per paura dei crolli, in mezzo a un freddo gelido. Ma non ci sono stati danni alle persone.
Purtroppo è ad Aleppo che si sono registrate tante vittime, con case completamente distrutte e un mare di sfollati, in questo freddissimo inverno. Povera Siria, non è uscita ancora della guerra, che deve ancora subire questo disastro. Preghiamo per le vittime e per quelli che hanno perso tutto. È molto dura.
Tutte le scuole in Libano e Siria sono state chiuse per una settimana, perché c’è ancora una tempesta e un forte maltempo.
Le nostre comunità, insieme alla gente, si stanno organizzando per raccogliere aiuti per il nord della Siria. Continuiamo a pregare e ad avere speranza. Grazie e in comunione.
Suor Mary Stephanos