Camerun 2024
Dal 3 al 14 febbraio 2024 quattro membri del Comitato si sono recati in Camerun per visitare le missioni delle Suore di S. Giovanna Antida e delle Maestre Pie Venerini, accompagnati da una giornalista di Vatican News e da altri due amici. Vatican News ha pubblicato alcuni articoli sulle attività del Gruppo India in Camerun e potrete trovare il link dove descriviamo le opere interessate.
Il Camerun ha un clima arido nel nord, poi tropicale – equatoriale verso sud. È stato una colonia tedesca, poi francese e inglese, ma dal 1961 è una repubblica presidenziale, in realtà gestita dall’entourage del novantenne Paul Biya presidente autoritario da 41 anni. Il Paese è fortemente indebitato con l’estero e, nonostante le enormi potenzialità economiche vive di agricoltura (manioca, olio di palma, arachidi; si esportano cacao, caffè, cotone e legname). La popolazione di 27 milioni di abitanti si concentra nella capitale Yaoundé (3 milioni di abitanti) e Douala (porto sul golfo di Guinea, 5 milioni di abitanti) e soffre di povertà e disoccupazione. Lo stato è assente. Le tribù sono circa 250, ma i giovani una volta istruiti non vogliono tornare alla tribù o al villaggio e non trovando lavoro si affidano spesso agli stregoni o alle sette con pericolo di vita. I cristiani, cattolici e protestanti, sono circa il 69%; gli animisti il 6% e i musulmani il 21%. Ci sono 20 diocesi, ma parroci e suore lamentano l’abbandono materiale e morale di molti vescovi. Le province di lingua inglese al confine della Nigeria sostengono la guerriglia per l’indipendenza dal Camerun.
La loro relazione non segue il percorso del viaggio, ma è organizzata per congregazioni, con l’aggiunta di altre realtà visitate e a cui abbiamo promesso il nostro aiuto.
Maestre Pie Venerini
Ebolowa è il luogo da cui le suore hanno iniziato la loro attività in Africa nel 1987; è una cittadina a sud della capitale, non lontano dal confine col Gabon. La superiora della comunità è suor Maria Josè, brasiliana, che ha lavorato molto con i lebbrosi.
In città hanno una scuola che copre tutto il ciclo primario a partire dalla scuola materna (questa scuola non è sostenuta dal Gruppo India); è scuola mista con prevalenza maschile perché, spesso, la famiglia non vede la necessità di mandare a scuola le bambine. La struttura è essenziale e spartana, ma gli ambienti sono puliti e l’insegnamento di buon livello. Hanno l’esame finale esterno per il riconoscimento statale. Non sempre le famiglie possono pagare la retta. Ne abbiamo visitata una e verificato la condizione di assoluta povertà in cui vive (baracca fatiscente, con cucina esterna). Nella scuola abbiamo notato un bambino con gravi bruciature al volto e sulle mani ed una bambina con le orecchie chiuse che speriamo di poter aiutare con una possibile operazione.
L’atelier protegé (o centro di formazione biennale di taglio e cucito) ospita oggi 10 ragazze e punta all’autosufficienza attraverso la vendita dei manufatti realizzati anche su misura. Per le ragazze meritevoli che hanno intenzione di proseguire con il lavoro di sartoria abbiamo acquistato (in un recente passato) macchine da cucire come regalo di avvio attività e ogni anno inviamo un contributo in attesa dell’autonomia che la delegata, suor Alice, spera di poter raggiungere in breve tempo incrementando l’attività anche attraverso il confezionamento delle divise per altre scuole.
Le suore spesso non hanno l’acqua corrente per un malfunzionamento della pompa del pozzo che sarebbe da aggiustare o sostituire.
Abbiamo visitato il dispensario-lebbrosario dove suor Maria Josè e suor Maria Testa hanno a lungo lavorato. Ora la lebbra è praticamente scomparsa e le strutture con casette sono state occupate dai lebbrosi guariti e dai loro figli. Potete leggere l’articolo di Francesca Sabatinelli su Vatican News relativamente a queste realtà.
A Ngalan (alla periferia di Ebolowa) c’è l’Istituto tecnico femminile anglofono e francofono “S. Rosa Venerini” riconosciuto dallo Stato, dal quale non riceve alcuna forma di aiuto, mentre è sostenuto annualmente dal Gruppo India. L’Istituto accoglie 63 ragazze dai 10 ai 24 anni, tra le quali anche profughe di guerra provenienti dalla zona anglofona alla frontiera con la Nigeria (da qui l’esigenza di classi bilingue). Sono previsti due indirizzi: taglio e cucito su misura ed economia sociale e familiare. Qui abbiamo finanziato la costruzione di aule per la sezione anglofona ma ne servono ancora due per assicurare tutto il ciclo scolastico in quanto, a causa di errori nella costruzione due aule al momento non risultano utilizzabili. Le suore contano ancora sul nostro aiuto perché poche ragazze possono pagare la retta e abbiamo capito che questa è la loro priorità. Anche da Ngalan è arrivato un altro articolo.
A Bimengue la responsabile è suor Maria Testa (suora anziana ma ancora energica). È difficilissimo il lavoro con la tribù Bulu, chiusa, inattiva e per niente collaborativa. Per più di 40 anni qui ha lavorato p. Gianni Allievi con forti contributi esteri (in special modo dall’Italia), con la costruzione di una grande chiesa, l’apertura di una scuola e di un centro medico, aiuti vari alla parrocchia e costruzione di un bel campo di calcio. Le Maestre Pie Venerini hanno qui una piccola comunità di due giovani suore che insegnano nella scuola e, dallo scorso dicembre, seguono un centro di formazione dove insegnano taglio e cucito per le ragazze della tribù. Tra queste una risulta molto ben disposta e suor Maria vorrebbe investire su lei per avere una ricaduta di interesse sulla collettività.
A Yaoundé la casa ospitava il noviziato, ma ora c’è solo una novizia e qui risiede la delegata suor Alice. Ci sono difficoltà finanziarie notevoli anche perché è necessario mantenere le suore agli studi. L’asilo nido conta solo 3 bambini, la scuola elementare 23 alunni e le mamme, molto povere, danno solo un modesto contributo. I padri sono, spesso, assenti e disinteressati alla famiglia.
Lablè, a 15 Km da Bafia (Diocesi) e a oltre 100 chilometri da Yaoundé, è in piena foresta. La comunità è formata da tre suore più Anna Maria, una novizia che prenderà i voti a fine anno e presta servizio presso la scuola. La Superiora è suor Regine, suor Viviana è la responsabile della scuola e suor Fanny dell’ambulatorio. Sia la scuola che l’ambulatorio sono di proprietà della Diocesi con il cui vescovo le suore hanno un ottimo rapporto così come con il parroco che abbiamo avuto il piacere di conoscere (impegnato in attività pastorali durante tutta la settimana e con “pollice verde” che utilizza nel piantare alberi di cacao, banani…). La scuola è aperta a 167 bambini e bambine dai 2 ai 10 anni, età dell’esame statale per il riconoscimento del diploma. Le classi sono molto frequentate e la qualità dell’insegnamento appare adeguata anche se la retribuzione degli insegnanti è molto bassa. Le aule sono fatiscenti, non c’è un pozzo per l’acqua e le suore ci hanno confermato la scarsità, se non inesistenza, di sussidi scolastici sia per i piccoli che per i grandi che si arrangiano con lavagnette mentre, specie per l’ultimo anno, i programmi statali prevedono l’uso del computer. Le suore non sono in grado di offrire il pranzo ai bambini che rischiano di rimanere digiuni fino al pomeriggio quando tornano a casa. Una signora vende pane a chi può pagare qualcosa. L’ambulatorio è ridotto ai minimi termini sia per quanto riguarda i locali (alcuni controsoffitti sono caduti) che il mobilio e le apparecchiature. Non ci sono medici, solo un tecnico di laboratorio che con suor Fanny provvede alle vaccinazioni, all’assistenza al parto e alla sutura di piccole ferite. C’è un laboratorio di analisi e una farmacia con pochissimi medicinali. La casa delle suore è molto modesta e la richiesta di pannelli solari (pubblicata sulla circolare di Pasqua 2024) è dovuta alla mancanza di corrente per due mesi per il non funzionamento dei vecchi pannelli. Siamo arrivati nel momento della riattivazione e ampliamento con gli operai al lavoro. La popolazione è attiva e collaborativa: si tratta prevalentemente di contadini. Le suore già coltivano l’orto, ma per l’autosufficienza hanno in progetto un allevamento di polli (che il Gruppo India sta finanziando) e, con l’aiuto del parroco, una piantagione di cacao.
Suore di Sant’Antida
A Yaoundé c’è una comunità costituita da 11 suore dove siamo stati ospitati per più giorni. È un’ampia struttura di accoglienza per gruppi e suore di passaggio o novizie che studiano. Ci sono un grande orto con pozzo e allevamento pesci per l’autosufficienza.
L’ospedale di Ngaoundal è una struttura bella, pulita e ben attrezzata, ha molti reparti specialistici e conta ben 90 dipendenti, ma pochissimi medici di medicina generale e mancano gli specialisti. È fornita di nuovissime batterie, dono della Svizzera, alimentate da pannelli solari e da un gruppo elettrogeno. Due pozzi, dono del Gruppo India, assicurano l’acqua al complesso che ha pure strutture di accoglienza più che dignitose per gruppi o comunque personale estero volontario di passaggio. L’isolamento internet, molto limitante, è stato risolto dalla Casa Madre con giubilo delle suore. Affinché l’ospedale sia meglio utilizzato è necessario un grande lavoro di cambiamento culturale; infatti i locali si rivolgono, pagando, agli stregoni che li dirigono all’ospedale solo quando sono in condizioni gravissime per non aver morti al villaggio. Suor Cristina sostiene che un altro elemento per migliorare l’attrattiva dell’ospedale è rappresentato dalla presenza, anche solo per qualche settimana, di medici specialisti volontari, data la grande fama goduta dai medici europei. In questo caso i locali accorrerebbero a frotte anche da località più lontane come accaduto in occasione di una missione di medici svizzeri che hanno effettuato, in pochi giorni, più di 80 interventi di ernia ombelicale (molto diffusa). Il Gruppo India, da anni, sostiene questo ospedale con un contributo. Anche la situazione di questo ospedale è descritta da un articolo di Vatican News.
Collegati all’ospedale ci sono due piccoli dispensari molto attivi che prestano servizi vari, primi fra tutti le vaccinazioni, che sono a carico dello Stato. Il Camerun è lo Stato pilota, scelto dall’OMS, dove si provvede quest’anno per la prima volta alla vaccinazione antimalarica in modo sistematico. Si curano le malattie più diffuse, prima fra tutte la malaria, le febbri tifoidi, il tetano, le infezioni e la parassitosi, in particolare i vermi intestinali, la malnutrizione e la denutrizione. Si effettuano alcune analisi microscopiche e si fornisce cibo ad alto contenuto proteico contro la denutrizione.
Sempre a Ngaoundal è attivo un atelier dove le donne possono imparare a cucire mentre, per quest’anno non è stato attivato il laboratorio di cucina né quello informatico. Ci si augura, nel prossimo futuro, di tornare a regime su tutt’e tre i fronti. Per saperne di più, si può leggere l’articolo di Francesca Sabatinelli.
Centro Père Monti
Su segnalazione delle suore di S. Antida abbiamo visitato i centri di Père Monti: il fondatore, ora beato, era un infermiere religioso laico cattolico molto dedito al servizio degli ultimi con opere di formazione e sviluppo, quali scuole tecniche che insegnavano un mestiere di cui il Camerun ha tuttora molto bisogno.
A Ebolowa fr. Taddeo gestisce un centro di ragazzi con handicap gravi o gravissimi di tipo fisico o mentale, molto spesso sordomuti. I ragazzi sono trattati con affetto ma ci ha toccato tutti profondamente la mancanza di prospettive future per queste povere creature e la totale assenza di assistenza da parte dello Stato. Tra i tanti casi abbiamo notato un ragazzo quasi cieco che potrebbe vedere meglio con gli occhiali. Quelli normali li distrugge per cui abbiamo ipotizzato di fargli arrivare dall’Italia occhiali di gomma (attendiamo la prescrizione). Anche qui c’è un piccolo atelier dove, tra l’altro abbiamo visto che confezionano delle ciabattine da mare che potremmo trovare la maniera di commercializzare in Italia (tra di noi c’era Mario che ha un negozio di scarpe a Roma).
Nella periferia di Yaoundé p. Sergio (trentino da oltre 35 anni in Camerun) ha una scuola con 4.000 bambini e ragazzi, stipati in aule fino a 80 per classe che ora per legge anti-covid devono essere portati a un massimo di 50 per classe, con conseguente penuria di aule. Molti sono orfani o con famiglie poverissime. Inoltre hanno 25 alunni con handicap fisico, ciechi o mutilati, ma mentalmente sani e talvolta molto intelligenti che le famiglie non accettano e quindi dormono nell’internato. Ha grosse spese e problemi altrettanto grossi a fronteggiarle. Cerca in ogni modo di promuovere l’autosufficienza. Tiene aperto anche un centro medico, attrezzato in particolare per la cura del glaucoma, malattia che non curata porta alla cecità.
In particolare abbiamo notato una ragazza focomelica (priva di braccia), per la quale sarebbe ipotizzabile l’utilizzo di una protesi, che scrive benissimo con i piedi.
Salesiani
A Ebolowa abbiamo visitato anche un centro dei salesiani (proprio accanto alle suore Venerini, con cui sono in buoni rapporti) che formano ragazzi in varie discipline al fine di avviarli al lavoro. Abbiamo avuto un breve ma interessante incontro con p. Fernando originario di Bagni di Romagna.