Paraguay 2024
Dal 10 al 23 aprile del 2024 abbiamo visitato il Paraguay, un piccolo stato proprio al cuore dell’America Latina, con vicini “ingombranti” come Argentina e Brasile con i quali ha dovuto combattere nel passato, partendo parte del suo territorio originario e lo sbocco al mare. Siamo partiti alla sua scoperta in sette e siamo atterrati nella capitale Asunción dove ci attendeva suor Raquel, per portarci subito nella casa delle suore di Santa Antida a Fernando de la Mora, prima tappa del viaggio.
Il Paraguay, governato per molti anni da regimi dittatoriali di estrema destra, vive ancora una situazione politica complessa con lo stesso partito al governo in maniera quasi continuativa da molti anni. Non c’è uno stato sociale, non esiste sanità pubblica, le scuole e le università ricevono pochi aiuti; la pensione è garantita a tutti all’età di 65 anni, ma è assolutamente insufficiente per una vita dignitosa. Attualmente ci sono alcune proteste da parte degli universitari e una grande piazza centrale della capitale, vicina alla sede del Parlamento, è stata chiusa perché era il punto di ritrovo degli studenti.
Parte della popolazione è chiaramente di origine india, altri sono discendenti degli europei arrivati qui a varie ondate. Ormai i matrimoni misti sono normali e c’è una buona integrazione. Solo una piccola parte della popolazione indigena è rimasta molto legata alla propria cultura e alle tradizioni; i loro spazi vitali però si vanno sempre più riducendo per il disboscamento e le coltivazioni intensive. Cercano di vendere i loro prodotti artigianali nelle città, ma non riescono a integrarsi.
In Paraguay si parlano il castillano e il guaraní (lingua india); il primo è usato soprattutto nelle aree urbane, il secondo dalle persone più anziane e nelle aree rurali. Nonostante siano entrambe lingue ufficiali, chi non parla correntemente lo spagnolo è discriminato.
Vaste aree di terreno sono state comprate da grandi imprese straniere, disboscate e coltivate in maniera intensiva per la produzione della soia. Non ci sono molti controlli sull’uso di prodotti chimici e se ne fa un uso indiscriminato. Il lavoro nei campi è fatto quasi sempre con macchine agricole e questo ha tolto a tante persone la possibilità di guadagnare con la terra come avveniva fino a qualche anno fa. Pesticidi, erbicidi e disseccanti penetrano nelle falde acquifere e stanno inquinando tutti i fiumi.
Sia nella zona di Encarcacion che in quella di Puerto Triunfo molte persone vivono di contrabbando con l’Argentina (separata solo dal fiume Paraná). L’attuale politica di Milei ha provocato un innalzamento dei prezzi e quindi questa attività è diventata meno redditizia. Un’altra conseguenza dell’elezione di Milei è la maggior difficoltà per i paraguayani di accedere al servizio sanitario argentino; in Paraguay la sanità non è un servizio sociale garantito e bisogna pagare per ogni visita, spesso anche per le medicine anche durante un ricovero ospedaliero.
Fernando de la Mora
Fernando è una cittadina che ha una propria amministrazione, ma fa parte della cosiddetta Gran Asunción, che comprende la capitale e una decina di comuni limitrofi, senza soluzione di continuità, tra cui Fernando e Lambaré. Qui il Gruppo India sostiene due scuole delle suore di S. Giovanna Antida, sorte circa 30 anni fa come doposcuola, ma dal 2013 sono diventate scuole formali, riconosciute dallo stato. Entrambe le scuole hanno 4 aule, sono frequentate da circa 130 bambini ciascuna e coprono otto anni di studio: Jardín (per i bambini di 4 anni), Preescolar (a 5 anni, obbligatoria) e i primi sei anni della scuola primaria. Le lezioni sono quindi in doppio turno: un’aula dedicata ai piccoli, le altre ai più grandicelli. Tutte le maestre con cui abbiamo parlato ci hanno colpito per la loro passione: sono tutte molto coinvolte, lavorano sia la mattina che il pomeriggio in due classi diverse. Con l’aiuto del Gruppo India sono stati risistemati gli edifici, comprati i condizionatori, offerte borse di studio, uniformi e materiale scolastico ai bambini più bisognosi. Suor Raquel ci racconta la storia di Saul, un bambino rimasto orfano che ha potuto frequentare una di queste scuole grazie a un sostegno economico. È stato adottato, portato in Spagna e poi in Francia dalla nuova famiglia, ha continuato gli studi e da adulto è tornato a visitare la terra della sua origine e ha voluto fare un dono alla sua prima scuola. A chi gli chiedeva il motivo del suo gesto rispondeva: “Qui ho imparato l’amore”, amore che forse a sua insaputa gli è giunto anche dall’Italia.
Lambaré
Lambaré un altro centro della Gran Asunción e qui visitiamo il Centro Santa Juana Antida, il cui motto è “Amore fatto servizio”; è proprio ai margini di un ampio spazio verde, creato da pochi mesi, che fa da limite tra due diversi quartieri. In entrambi si vedono poche case ben messe e tante baracche. Molti vivono di riciclaggio di rifiuti (raccolti per le vie del centro) e quel che scartano lo buttano qui, in mezzo alla strada. Fino a poco fa, la grande piazza verde era coperta di rifiuti e a breve sarà di nuovo così. Suor Noemi racconta che molti degli abitanti sono drogati e spendono così il poco che riescono a guadagnare coi rifiuti, vivono per strada, non si può neanche dire accampati, ma proprio buttati per terra. Molte donne sono vittime di violenze familiari o sessuali.
Nel centro si fa doposcuola per circa 50 bambini, cui è offerta anche una sostanziosa merenda, formazione umana e religiosa, attività musicali e ludiche. Inoltre si assistono una quarantina tra anziani e malati, con il pranzo tre volte a settimana, visite domiciliari, pacchi viveri e medicine quando necessario, aiuto per accedere ai servizi sociali ove previsti (tutto questo è fatto col supporto di alcuni volontari e di altre persone che ricevono un compenso per la loro attività). Saltuariamente al centro si organizzano anche pasti per i senzatetto (attività svolta in proprio da alcuni giovani).
Encarnación
Ci spostiamo a Encarnación, una città che sorge sulle rive del Paranà, ospiti delle suore Canossiane in una struttura utilizzata come centro di accoglienza dei volontari, oltre che come scuola materna. Non molto distante da qui c’è il Barrio Sagrada Familia che sorge sulle rive scoscese del fiume; è un agglomerato di capanne, baracche, poche case degne di questo nome collegate da viottoli e abitato da circa 700 famiglie. Sono persone che non hanno nulla, spesso neanche una identità ufficiale; i bambini spesso non vanno a scuola, perché “non esistono”. Ogni tanto si vede una piccola croce: sono i luoghi delle sepolture dei bambini (solo gli adulti sono portati al cimitero). Noi visitiamo il Barrio proprio in una mattinata di pioggia (non troppo forte, ma aveva piovuto intensamente il pomeriggio precedente e per tutta la notte) perché le suore volevano portare un po’ di conforto sia morale che materiale (cibo) a quanti non possono uscire di casa per le condizioni proibitive del terreno.
La scuola materna accoglie circa 90 bambini divisi in tre aule (3, 4 e 5 anni). Molti di loro vengono dalla baraccopoli del Barrio Sagrada Familia, altri dal quartiere vicino. Le lezioni si fanno solo i giorni in cui non piove, perché la pioggia impedisce l’arrivo a chi viene dal Barrio. In ogni classe ci sono almeno un paio di bambini con disabilità (molti autistici, uno con sindrome di Down); per loro lo stato non prevede nessun tipo di sussidio, né economico alle famiglie, né insegnanti di sostegno.
Un’altra iniziativa delle suore che aiuta molte persone ed è l’unica speranza di cure per gli abitanti del Barrio è il Centro de Salud. È nato 25 anni fa come centro per i bambini malnutriti, tuttora offre un importante servizio in questo campo sia con consigli alle mamme, sia con la distribuzione di cibo e integratori. Attualmente copre varie discipline mediche, compreso un centro di fisioterapia e riabilitazione e si avvale sia dell’aiuto di volontari che di personale retribuito. In una parte della struttura è stato allestito un ambiente in cui una parrucchiera tiene un corso di formazione nel suo lavoro a una decina di ragazzi del Barrio Sagrada Familia (anche lei è cresciuta lì, è stata educata dalle suore e ora ci tiene a “restituire” il bene ricevuto).
Cambyretá
In questa cittadina molto vicina a Encarnación c’è la casa di accoglienza per ragazze “Kuñatai Roga” (parole guaraní che si possono tradurre “Casa delle giovani”), sempre delle Canossiane. Alcune arrivano solo per l’università, altre devono terminare il liceo o le primarie: vivendo in campagna, dovevano fare molti chilometri per andare a scuola e a un certo punto i genitori le ritiravano per timore di violenze lungo la strada (e qui ci sono ragazze che hanno subito abusi…); hanno già superato l’età “giusta” per la loro classe, quindi si devono iscrivere a una scuola serale. Tutte le ragazze lavorano, di solito facendo le pulizie o come babysitter, e pagano una retta mensile. Tutte studiano la sera perché l’università paraguayana fa solo corsi serali (quasi tutti sono studenti lavoratori). La domenica è dedicata a incontri di studio o formazione per quelle che non vanno a casa, per recuperare quanto non hanno imparato nei primi anni. La chiave dei buoni risultati ottenuti da molte ex-ragazze (tra loro ci sono insegnanti, impiegate di buon livello, professioniste) è il lavoro in gruppo a stretto contatto con assistente sociale e psicologa e il coinvolgimento di altre figure professionali.
Puerto Triunfo e Cristo Re
Puerto Triunfo non è un comune a sé, ma dipende da Natalio, a circa 13 chilometri di distanza, dove c’è anche la parrocchia di riferimento. Cristo Re è una sua frazione: non è un vero e proprio centro abitato, ma solo case disperse nella campagna. Fino a poco fa, una fonte di reddito era il piccolo contrabbando con l’Argentina ma ora la politica di Milei ha alzato i costi; non c’è più molta convenienza ed è aumentata la povertà. In questa realtà rurale, le suore di S. Antida possono comunque contare su un gran numero di volontari sempre pronti a dare una mano. Nella cultura guaraní il senso della comunità è molto forte e per ogni problematica si crea una commissione, incaricata di occuparsi di tutti gli aspetti: ci sono le commissioni per la preparazione e distribuzione dei pasti, per il doposcuola… un’apposita commissione ha seguito tutto lo scavo del pozzo a Cristo Re e ora continua a lavorare per completare la rete di distribuzione.
Il progetto mensa era già attivo prima del nostro aiuto (il Gruppo India è intervenuto solo da circa un anno) e dopo il Covid si è trasformato perché i beneficiari non mangiano tutti insieme ma portano i pasti distribuiti gratuitamente a casa per consumarli in famiglia. Ci sono due grandi cucine a legna, una a Puerto Triunfo e una a Cristo Re, dove prestano servizio molti volontari e volontarie per preparare i pasti per circa 500 persone. Entrambe le cucine sono molto semplici e avrebbero bisogno di interventi di manutenzione. I volontari offrono il loro tempo anche in attività di autofinanziamento per poter poi comprare il cibo necessario e pagare le bollette di luce e acqua. L’anno scorso le mense avevano ricevuto un aiuto da parte di un ente per lo sviluppo sociale, ma la domanda per il 2024 non ha avuto risposta. Per questo i pasti sono semplici, ripetitivi: pasta o riso con un po’ di carne, poco uso di olio; si chiede aiuto ai contadini per le verdure.
Vicino alle due cucine, ci sono i centri del doposcuola per bambini dai 4 ai 12 anni. Anche questo è un’attività offerta dalle suore di S. Antida in collaborazione con vari volontari, tra cui insegnanti in pensione e giovani studenti. Per i bambini e ragazzi di Cristo Re c’è anche un servizio di trasporto scolastico per evitare loro lunghi percorsi a piedi lungo strade sterrate di campagna.
A Cristo Re abbiamo visto il pozzo e l’impianto di distribuzione idrica realizzato di recente. Anche questa è stata un’opera seguita in maniera comunitaria: una commissione formata da una decina di persone ha seguito da vicino tutti i momenti dei lavori, i terreni utilizzati per lo scavo e per il castello d’acqua sono stati donati, molti hanno contribuito con ore di lavoro non retribuito… Sono già 22 le famiglie che ora hanno l’acqua in casa grazie a questo pozzo e altre si aggiungeranno man mano che saranno terminate tutte le pratiche necessarie. L’effetto è sorprendente: nei primi 8 mesi dallo scavo, il numero di persone colpite da malattie causate dall’acqua si è abbattuto del 75%! Una donna ci ha ringraziati con le lacrime agli occhi e ci ha raccontato che prima non solo impiegava anche due ore al giorno per andare a raccogliere l’acqua ma poi non aveva modo di farla bollire, perché questo avrebbe implicato anche la raccolta della legna.
Testimonianze
Qui potete ascoltare un podcast di Alessandro Guarasci (il giornalista di Vatican News che ci ha accompagnati) che riassume i principali incontri che abbiamo fatto, mentre quella che segue è una selezione degli articoli da lui pubbicati:
Paraguay, le comunità cattoliche contro le disuguaglianze
I bambini di Asunción, la scuola come passaporto per il futuro
A Encarnatión e Lambaré l’azione delle suore per i giovani del Paraguay
Il Paraguay tra la spinta al futuro e la miseria dei barrios
Paraguay, dalle suore un forte impegno sociale per i poveri
Paraguay, l’acqua corrente e una mensa per tornare a sperare a Puerto Triunfo
I poveri del Paraguay, le Suore della Carità in prima linea
Completiamo questo racconto con alcuni stralci dal commento al viaggio di Alberto e Paola:
Da anni sostenitori del Gruppo India, io e mia moglie Paola abbiamo aderito a questo viaggio in Paraguay seguendo un desiderio interiore, non ben definito ma in entrambi crescente, al quale il viaggio sembrava dare speranza di risposta. Tutte le aspettative erano positive, temevamo solo, in qualche modo un venire allo scoperto, i momenti in cui avremmo incontrato le persone, i bambini in particolare, tutte le situazioni in cui probabilmente saremmo stati ringraziati. Il rapporto col Gruppo India, con le missioni e in generale con la “elemosina” per noi infatti è sempre stato molto discreto, cioè frutto di analisi e discernimento, ma anche proprio nel senso di poco appariscente, sulla linea del versetto “non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt. 6,3), insomma che solo Dio sa e deve sapere.
Personalmente non sapevo ancora che, a livello interiore e profondo, questa mia religiosità si sarebbe scontrata proprio con la libertà e la novità stessa del Vangelo. L’incontro con Lui è avvenuto dapprima in realtà urbane, in luoghi dove le suore e i loro collaboratori laici operano per un riscatto sociale e umano da costruirsi a lungo termine, la scuola, una professione, come a Fernando de la Mora ad Asunción, o Kuñatai Roga ad Encarnación, ma nel contempo anche in luoghi di grande povertà endemica, Lambarè ad Asunción, il barrio Sagrada Familia di Encarnación, dove “c’è di tutto”, espressione di suor Immacolata a Lambarè: abbrutimenti di desideri e di comportamenti per mancanza di speranze, e al contrario anche segni di speranza in volti sorridenti, e ti chiedi perché, ma che ho visto davvero dritto nei miei occhi, sguardi di Gesù verso di me. Da una parte l’opera lenta e faticosa di costruzione di un riscatto, di una giustizia, dall’altra, contemporaneamente, l’opera immediata di vicinanza umile a questi miseri delle baracche fangose, umile perché non promette niente se non una amicizia vera, una assistenza spirituale, e un pasto nelle situazioni critiche, che nel 21° secolo sono ancora un solo giorno di pioggia.
E mi ha colpito suor Gabriela, sentirla affermare che la loro presenza lì, con le ragazze studentesse e lavoratrici di Kuñatai Roga o tra i miserabili del barrio, non si basava prioritariamente su criteri di efficienza dell’intervento secondo i nostri, peraltro fragili, criteri occidentali di efficienza, ma prima di tutto su uno “stare”con loro, dalla loro parte, semplicemente, seguendo il Cristo del Vangelo. Lo si vede anche dai loro obiettivi molto semplici di insegnare a vivere con pulizia e ordine, “alle ragazze anche solo saper accostare bene i colori dei vestiti”, di un pasto dignitoso e sano. Queste suore come Maria e Giuseppe si prendono cura che Gesù, presente in questi poveri, cresca in sapienza, età, e grazia.
Grazie alle meravigliose compagne e compagni di viaggio, una piccola improvvisata comunità, ci sono stati vari momenti di vera condivisione a tavola, e di divertimento nei momenti liberi e durante le belle visite alle Reduciones e la “Cataratte” di Iguazù, indimenticabili (visitate durante una breve escursione in Argentina).
Infine grazie al Gruppo India che ha permesso tutto questo.