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Macenta, Guinea: verso l’auto-sostentamento
Mantenere un orfanotrofio è costoso, ma le suore Serve della Vergine Maria vogliono farcela da sole e ci chiedono una mano per avviare attività redditizie e non dover dipendere troppo da aiuti esterni. Macenta, nella Diocesi di N’Zerekore, è situata nel sud della Guinea: regione piena di foreste, senza infrastrutture, poche scuole e dispensari e un tasso molto elevato di analfabetismo. Conta circa 2.100.000 abitanti di tutte le etnie e religioni, anche se per lo più gli abitanti della Guinea sono mussulmani.
Le suore Serve della Vergine Maria, già presenti nella diocesi dal 1984, dal 2007 hanno aperto un orfanotrofio per 40 bambini per soccorrere le vittime di attacchi di ribelli della Sierra Leone e della Liberia che hanno saccheggiato e distrutto interi villaggi vicino alla frontiera, lasciando tanti orfani.
Per un paio d’anni è stato necessario chiuderlo perché i bagni erano stati distrutti da un’alluvione, ma di recente è stato riaperto grazie a un nostro intervento. Oggi le suore accolgono 45 ragazzi, tra cui 25 bambine, orfani o che non hanno possibilità di studiare nei loro villaggi. Qui c’è una scuola primaria e chi è più portato può frequentare anche una secondaria di contabilità e segretariato.
Ma fornire cibo sufficiente è una grande impresa. La regione vive di pastorizia e agricoltura, ma il lungo periodo delle piogge (7-8 mesi) fa sì che non ci sia cibo sufficiente in quel periodo, costringendo la popolazione ad acquistare prodotti dalla capitale. Alcune donne hanno anche avviato dell’orticultura e producono melanzane, peperoncino, patate… che vendono al mercato di Macenta, ma le quantità risultano sempre insufficienti ai bisogni di tutti. Inoltre la carne è molto poco presente nell’alimentazione, sia per la scarsità che per il costo elevato.
Da qui nasce il progetto di una porcilaia. Invece di chiedere denaro per migliorare l’alimentazione degli orfani, le suore hanno pensato che l’allevamento dei maiali potrebbe non solo fornire il cibo necessario ma essere anche una attività redditizia in futuro e utile per nutrire il resto della popolazione. Oltre ai maiali per dare il via all’allevamento sarà acquistata una pressa per produrre l’olio di palma, il cui scarto può essere usato come pastone. Oltre all’uso interno, questa pressa potrà essere usata anche dalle donne che vivono nei dintorni in cambio di una piccola tariffa.
I ragazzi potranno imparare come si allevano gli animali, grazie anche alla disponibilità di aiuto da parte di alcuni studenti della scuola dell’agricoltura e dell’allevamento di Macenta; in futuro l’olio di palma potrà anche essere usato come biogas, quindi in totale rispetto dell’ambiente e potrebbe diventare una nuova fonte per il mantenimento di Casa Santa Rita.
Il progetto ha senz’altro degli ottimi scopi: raggiungere o almeno avvicinarsi all’auto-sostentamento, dare l’opportunità di imparare un mestiere e rispettare l’ambiente e dovrebbe farci riflettere sui nostri comportamenti, spesso non altrettanto virtuosi.
Il contributo del Gruppo India sarà di 15.000 euro che raccogliamo con il codice 880M.